Tre mesi fa' avevo sargiato una misteriosa donzella dal volto anonimo. Si faceva chiamare Amelia, nome connotato da sgradevoli presagi.
Sarà stato per l'omonimia con la strega partenopena nemesi di Paperon de Paperoni?
La vidi online tra lo sparuto gruppetto di venete presenti nella home. Mancava solo un giorno alla scadenza dell'abbonamento gratuito. Tentai ugualmente. Sarebbe stato il mio ultimo periodo di sarge online.
Esordii con una battuta riguardante Topolino.
Il giorno seguente Amelia aveva risposto a Tullio. Peccato non avessi più tempo per fare lo stesso.
"Bla Bla Bla... Mi dispiace interrompere ora la nostra fugace conversazione, ma ti devo già abbandonare, mi scadrà l'abbonamento.
À bientot!
340*******" (te piacerebbe, eh?)
[Due giorni dopo, verso sera]
Un led azzurro lampeggia.
La sera dopo ancora no. Mi trovavo a Treviso, stavo collaborando al CartaCarbone Festival. Pernottavo a casa della mia ex, così come ci eravamo ripromessi un mese e mezzo prima, quando con mio sollievo mi aveva lasciato. Sfortuna volle che in quella quarantotto ore lavorativa mi avesse colto l'Annuale, potentissimo, Raffreddore Stagionale. È una sorte che mi attende con scadenza regolare ogni inizio autunno. Treviso è nota per essere una città d'acque. Dalle mie narici sgorgava un continuo flusso li liquido trasparente che riproduceva le numerose fontanelle della città, quasi a volerle fare compagnia e unirsi a loro.
Avevo riempito lo zainetto con scorte supplementari di fazzoletti di carta; ci avrebbero pensato loro a rallentare gli straripamenti, ma a caro prezzo.
Nel pomeriggio mi ero accordato per qualche ultimo dettaglio. Nonostante il malanno avevo fissato, temerario, il Day One, con grande soddisfazione e fremente attea di lei.
Alle 18 un nuovo messaggio:
Preso dalle needness, alle 18.30 di sera, con da una parte una fantomatica ragazza che ti ha raggiunto alle porte di Treviso da chissà dove, dall'altra una sporca littorina che ti ha raggiunto da Udine o Sacile e che di sicuro ti avrebbe riportato a casa.
Compongo il numero.
Guardo a destra, guardo a sinistra. Irene non si era mai voluta far guardare prima, sarebbe stata la mia sorpresa.
Guardo davanti. Da dietro un utilitaria posteggiata su un passaggio pedonale vedo sbucare un cappottino di classe scuro.
È Valentina Rosselli!
Cazzo.. solo due settimane prima, sempre a Treviso, avevo prestato servizio alla mostra per i 40 anni di Valentina di Crepax!
Stesso caschetto nero, stessa pelle candida, stesso rossetto rosso a cuoricino.
Convenevoli di rito, scuse per il ritardo, ecc... fisso la meta per un aperitivo in un bar che conosco poco distante, allorché ci incamminiamo.
Avanziamo silenziosamente, sembra essere di poche parole. Manca poco al bar, penso, si scoglierà quando ci siederemo al tavolo.
Niente.
Muta.
Inizio a parlare. Non mi piaccio, sto parlando troppo. Faccio frequenti pause per darle modo di parlare, nulla, al massimo me ne fa lei. Lei fa tante domande su di me, ma non parla mai di sé. Cosa avrò mai detto io da farla bloccare in quel modo? Pensare che per messaggio mi sperava certi papiri chilometrici...
La conversazione va a rilento, allo stesso tempo non mi va neppure di andarmente prima e attendere solo il treno per tornare a casa e averla fatta arrivare da Portoguaro (pure il luogo in Meetic era falso).
Extrema ratio. Sfodero le ultime armi della disperazione in mio possesso.
Erano quasi le 20.30. Pago e ci incamminiamo verso la stazione, giusto in tempo per la coincidenza. Prima di salire mi invita a farle sapere quando sarei arrivato.
Durante il viaggio in treno, arriva una whatsappata dai miei amici: Santo sarebbe partito la settimana prossima per l'Erasmus in Svezia, offriva da bere.
Arriva un altro sms: Papà stava per raggiungermi in stazione a Padova.
Qui pro Quo, scelgo Qui e vado a festeggiare in Piazza dei Signori.
Alle due di notte whatsappo ad Irene:
Sarà stato per l'omonimia con la strega partenopena nemesi di Paperon de Paperoni?
La vidi online tra lo sparuto gruppetto di venete presenti nella home. Mancava solo un giorno alla scadenza dell'abbonamento gratuito. Tentai ugualmente. Sarebbe stato il mio ultimo periodo di sarge online.
Esordii con una battuta riguardante Topolino.
Il giorno seguente Amelia aveva risposto a Tullio. Peccato non avessi più tempo per fare lo stesso.
"Bla Bla Bla... Mi dispiace interrompere ora la nostra fugace conversazione, ma ti devo già abbandonare, mi scadrà l'abbonamento.
À bientot!
340*******" (te piacerebbe, eh?)
[Due giorni dopo, verso sera]
Un led azzurro lampeggia.
- Tullio, ma tu lasci il numero di telefono a tutte quelle che ti scrivono?
- Ciao! ebbene sì, lo lascio a tutte coloro col quale intrattengo una piacevole conversazione.... mi sa però che nel tuo caso lo abbia lasciato un po' per scommessa, dico bene?
- Per scommessa? Guarda io non ci metto niente a cambiare numero, visto che questo lo uso principalmente per lavoro.. Ero solo curiosa di sapere come mai lo avessi lasciato visto che non avevamo nemmeno "conversato piacevolmente" come dici tu..
- Ahaha! Sei Amelia!
- Irene
- Stefano
- Ah credevo Tullio sul serio, come va?
- Mi sto rilassando, stamattina ero a lavoro....
- Ah sì? Di che ti occupi?
- Hai presente quei film di 007 in cui il cattivo cerca di farlo a fettine con un raggio laser?
- ...il meccanico?
- Mi occupo del laser
- Ma non è pericoloso?
- Se ci metti la mano sotto, sì
La sera dopo ancora no. Mi trovavo a Treviso, stavo collaborando al CartaCarbone Festival. Pernottavo a casa della mia ex, così come ci eravamo ripromessi un mese e mezzo prima, quando con mio sollievo mi aveva lasciato. Sfortuna volle che in quella quarantotto ore lavorativa mi avesse colto l'Annuale, potentissimo, Raffreddore Stagionale. È una sorte che mi attende con scadenza regolare ogni inizio autunno. Treviso è nota per essere una città d'acque. Dalle mie narici sgorgava un continuo flusso li liquido trasparente che riproduceva le numerose fontanelle della città, quasi a volerle fare compagnia e unirsi a loro.
Avevo riempito lo zainetto con scorte supplementari di fazzoletti di carta; ci avrebbero pensato loro a rallentare gli straripamenti, ma a caro prezzo.
- Mi riconoscerai dalla divisa del festival e da un inedito naso rosso da clown
Nel pomeriggio mi ero accordato per qualche ultimo dettaglio. Nonostante il malanno avevo fissato, temerario, il Day One, con grande soddisfazione e fremente attea di lei.
Alle 18 un nuovo messaggio:
- Dove ci dobbiamo trovare?
Preso dalle needness, alle 18.30 di sera, con da una parte una fantomatica ragazza che ti ha raggiunto alle porte di Treviso da chissà dove, dall'altra una sporca littorina che ti ha raggiunto da Udine o Sacile e che di sicuro ti avrebbe riportato a casa.
Compongo il numero.
- Ops.. Ho parcheggiato dal lato opposto della città....
- Ti aspetto in stazione
- Sono arrivata! Vengo sull'uscio!
Guardo a destra, guardo a sinistra. Irene non si era mai voluta far guardare prima, sarebbe stata la mia sorpresa.
Guardo davanti. Da dietro un utilitaria posteggiata su un passaggio pedonale vedo sbucare un cappottino di classe scuro.
È Valentina Rosselli!
Cazzo.. solo due settimane prima, sempre a Treviso, avevo prestato servizio alla mostra per i 40 anni di Valentina di Crepax!
Stesso caschetto nero, stessa pelle candida, stesso rossetto rosso a cuoricino.
Convenevoli di rito, scuse per il ritardo, ecc... fisso la meta per un aperitivo in un bar che conosco poco distante, allorché ci incamminiamo.
Avanziamo silenziosamente, sembra essere di poche parole. Manca poco al bar, penso, si scoglierà quando ci siederemo al tavolo.
Niente.
Muta.
Inizio a parlare. Non mi piaccio, sto parlando troppo. Faccio frequenti pause per darle modo di parlare, nulla, al massimo me ne fa lei. Lei fa tante domande su di me, ma non parla mai di sé. Cosa avrò mai detto io da farla bloccare in quel modo? Pensare che per messaggio mi sperava certi papiri chilometrici...
La conversazione va a rilento, allo stesso tempo non mi va neppure di andarmente prima e attendere solo il treno per tornare a casa e averla fatta arrivare da Portoguaro (pure il luogo in Meetic era falso).
Extrema ratio. Sfodero le ultime armi della disperazione in mio possesso.
- Resto zitto prolungatamente. Poi le sventaglio la mano davanti agli occhi per vedere se è ancora viva.
- "Dai! Adesso parlami un po' di te, altrimenti sembro logorroico se apro bocca solo io!"
Erano quasi le 20.30. Pago e ci incamminiamo verso la stazione, giusto in tempo per la coincidenza. Prima di salire mi invita a farle sapere quando sarei arrivato.
Durante il viaggio in treno, arriva una whatsappata dai miei amici: Santo sarebbe partito la settimana prossima per l'Erasmus in Svezia, offriva da bere.
Arriva un altro sms: Papà stava per raggiungermi in stazione a Padova.
Qui pro Quo, scelgo Qui e vado a festeggiare in Piazza dei Signori.
Alle due di notte whatsappo ad Irene:
- Sono arrivato.