Io amo origliare dietro le porte - Flor
Via Bonporti 5, stavolta mi siedo all’inizio della tavolata.
Sistemo con precisione le stoviglie sul vassoio. Amo la geometria, odio l’entropia.
Mentre sto portando due mezze penne con qualche frammento di radicchio e salciccia alla bocca (ancora calde, pensavo non lo fossero ormai più dato che l’inserviente li aveva raschiati dal fondo dello scaldavivande) arrivano due ragazze che mi si siedono di fronte.
Apparentemente sono l’una l’opposto dell’altra. La prima capelli neri, lascia pendere alcune ciocche sulle spalle e sulla nuca dalla sua acconciatura improvvisata, una spirale tatuata sotto la spalla sinistra, l’accento conferma le chiare origini meridionali. La seconda bionda, chiara di carnagione come i vestiti che indossa, con un paio di occhialoni dalla vistosa montatura nera a fare da contrasto.
Mastico un boccone. Ho proprio sbagliato a prendere la cernia al guazzetto, mi son lasciato tradire dal nome che non conoscevo, non sopporto il pomodoro sopra il pesce...
Le due parlottano delle loro serate universitarie, “le due”... una sola conduce il discorso, l’altra approva.
“Ci siamo trovati al Vanilla... poi li abbiamo raggiunti al baretto (o Baretto?)... siamo andati a casa di… “
Ho quasi terminato il mio piatto quando origlio una frase che mi incuriosisce
“Ma tu le hai mai viste ‘Coppie Che Non Stanno Insieme’?”
Trombamici penso io, invece no, o meglio, non proprio. Sembrano essere, stando a quanto dice, “due che si fanno vedere sempre assieme... anche coi genitori... escono il sabato sera... forse stanno assieme, forse no... non si sa... boh... anche a me l’altro giorno hanno chiesto se stavo assieme a... però no, io ho negato, non c’è niente...”
Ringrazio il delizioso budino alla vaniglia che mi ha dato la possibilità di venire a conoscenza di una nuova specie del genere umano, evoluzione o devoluzione che sia, di cui gli esperti hanno avuto prova solo di recente. Raccolgo con tutta calma i miei pochi oggetti sparsi in giro (lentamente, non si sa mai, potrebbero enunciare qualche nuova sconvolgente scoperta ), mi dirigo verso i portavassoi e poi l’uscita, felice di poter considerarmi un po’ più istruito dopo questa lezione di Biologia Sociologica.
Sistemo con precisione le stoviglie sul vassoio. Amo la geometria, odio l’entropia.
Mentre sto portando due mezze penne con qualche frammento di radicchio e salciccia alla bocca (ancora calde, pensavo non lo fossero ormai più dato che l’inserviente li aveva raschiati dal fondo dello scaldavivande) arrivano due ragazze che mi si siedono di fronte.
Apparentemente sono l’una l’opposto dell’altra. La prima capelli neri, lascia pendere alcune ciocche sulle spalle e sulla nuca dalla sua acconciatura improvvisata, una spirale tatuata sotto la spalla sinistra, l’accento conferma le chiare origini meridionali. La seconda bionda, chiara di carnagione come i vestiti che indossa, con un paio di occhialoni dalla vistosa montatura nera a fare da contrasto.
Mastico un boccone. Ho proprio sbagliato a prendere la cernia al guazzetto, mi son lasciato tradire dal nome che non conoscevo, non sopporto il pomodoro sopra il pesce...
Le due parlottano delle loro serate universitarie, “le due”... una sola conduce il discorso, l’altra approva.
“Ci siamo trovati al Vanilla... poi li abbiamo raggiunti al baretto (o Baretto?)... siamo andati a casa di… “
Ho quasi terminato il mio piatto quando origlio una frase che mi incuriosisce
“Ma tu le hai mai viste ‘Coppie Che Non Stanno Insieme’?”
Trombamici penso io, invece no, o meglio, non proprio. Sembrano essere, stando a quanto dice, “due che si fanno vedere sempre assieme... anche coi genitori... escono il sabato sera... forse stanno assieme, forse no... non si sa... boh... anche a me l’altro giorno hanno chiesto se stavo assieme a... però no, io ho negato, non c’è niente...”
Ringrazio il delizioso budino alla vaniglia che mi ha dato la possibilità di venire a conoscenza di una nuova specie del genere umano, evoluzione o devoluzione che sia, di cui gli esperti hanno avuto prova solo di recente. Raccolgo con tutta calma i miei pochi oggetti sparsi in giro (lentamente, non si sa mai, potrebbero enunciare qualche nuova sconvolgente scoperta ), mi dirigo verso i portavassoi e poi l’uscita, felice di poter considerarmi un po’ più istruito dopo questa lezione di Biologia Sociologica.